L’intera storia di Bocheteatro parla non solo di teatro, di musica e di spettacolo, ma è una storia che racconta di posti i quali sono, o hanno l’ambizione di essere, “luoghi migliori” per comunicare, confrontarsi, crescere, individualmente e collettivamente.
Bocheteatro nasce nel 1988, da un’idea di Giovanni Carroni, con l’obiettivo di dare vita ad un luogo di sperimentazione artistica dove potessero nascere spettacoli, laboratori, festival e connessioni per adulti e bambini.
Nel 2018 festeggia i 30 anni, un po’ di più delle nozze d’argento e con lo sguardo verso quelle d’oro. Durante tutti questi anni sono stati diversi i luoghi “abitati” dai progetti di Bocheteatro. Dall'ottobre 2016 è il Teatro San Giuseppe a rappresentare una nuova tappa nella lunga ricerca attraverso le più svariate forme d’arte, spazio che è insieme una residenza atelier, un luogo di pensiero, di sperimentazione e produzione artistica, ma, soprattutto, un luogo in cui costruire una relazione reale fra artisti e spettatori.
Uno spazio, fisico e intellettuale, in cui l’attore incontra lo spettatore, nel più rosso spazio scenico e nella sua versione più “quotidiana”. Quell’esplosione di cultura che permette la nascita di nuove forme artistiche di pensiero, di relazione e di evoluzione.
Oggi Bocheteatro è una delle poche organizzazioni teatrali e di musica in Sardegna non chiuso nei confini dell’Isola, ma aperto all’incontro, al confronto artistico ed umano, alla condivisione di percorsi comuni fra i migliori artisti del teatro d’innovazione nazionale e il pubblico.
Il teatro così come è stato pensato da Bocheteatro permette allo spettatore di potersi confrontare non solo con chi, come lui, ha appena assistito all’evento, ma anche con l’artista protagonista di quell’evento, in uno scambio immediato e formativo per chi “agisce” l’arte e per chi ne “fruisce”.
Il valore principale della produzione artistica e dell’azione culturale che opera attraverso i linguaggi delle arti, e del teatro in particolare, deve risiedere nella loro capacità di stimolare e favorire la formazione e la crescita individuale e collettiva delle persone e dei territori a cui quella produzione e quella azione sono rivolte.
La cultura e le arti hanno il dovere di stimolare nelle persone riflessioni su questioni collettive essenziali e non, invece, rifugiarsi, come sta sempre più accadendo, in una dimensione minimalista capace solo di “narrare” rapporti che riguardano identità ristrette e parziali.